5 errori comuni nell’alimentazione del paziente disfagico

La disfagia è un disturbo della deglutizione che rende difficile o pericoloso ingerire cibi e bevande. Si presenta in diverse forme e gradi, ognuna con caratteristiche specifiche e rischi associati. Per conoscere i vari tipi e livelli di gravità, puoi consultare il nostro approfondimento su tipi e gradi di disfagia.
Alimentare correttamente una persona disfagica non significa solo scegliere i cibi giusti, ma anche evitare errori comuni che possono compromettere la salute del paziente. Ecco i cinque più comuni errori nell’alimentazione per disfagia, da evitare.
1. Offrire cibi con consistenze inappropriate
Una cosa da evitare nei pazienti con disfagia è proporre cibi inadatti per consistenza. Alimenti duri, croccanti, filamentosi o appiccicosi (come pane secco, carne non tritata, verdure crude o frutta con buccia) possono aumentare il rischio di soffocamento o aspirazione. Inoltre, è importante evitare le doppie consistenze, come le combinazioni di liquido e solido (ad esempio minestre con pastina o yogurt con frutta a pezzi), perché possono rendere più difficile il controllo della deglutizione.
Per rendere i pasti più sicuri e appetibili, è utile optare per alimenti disidratati e facili da riformulare, che possono essere adattati in consistenza e nutrienti.
Leggi anche: I segnali della disfagia: come riconoscerli
2. Non adattare i liquidi alla capacità di deglutizione
È importante sapere, se si soffre di disfagia, cosa non mangiare ma anche quali cibi o bevande necessitano di adattamenti per essere correttamente assimilati. Acqua, tè, brodi o succhi nella loro forma naturale sono troppo fluidi per molti pazienti disfagici. Bere questi liquidi può causare soffocamento o addirittura una polmonite ab ingestis, causata dal passaggio accidentale di cibo o liquidi nei polmoni.
Per evitare rischi, è essenziale utilizzare un addensante come Gellymed, che consente di modificare la densità delle bevande, rendendole più sicure da ingerire in base alle necessità individuali.
Per approfondire, leggi anche: Idratazione nella disfagia: importanza, strategie e soluzioni sicure
3. Ignorare i segnali di affaticamento o rifiuto del cibo
Durante i pasti, bisogna prestare attenzione a segnali come tosse, rallentamento nel mangiare, cambiamenti nella voce o affaticamento. Sono campanelli d’allarme che indicano una difficoltà nella deglutizione.
Forzare il paziente a continuare a mangiare può essere pericoloso. È preferibile interrompere il pasto, consultare uno specialista e, se necessario, rivalutare la dieta e la modalità di somministrazione.
Leggi anche: Proteine e disfagia: come garantire il giusto apporto nutrizionale
4. Utilizzare condimenti inadatti
In molti casi, si utilizzano salse, spezie forti o condimenti grassi per rendere il cibo più saporito. Tuttavia, questi ingredienti possono irritare la mucosa o aumentare la produzione di secrezioni, rendendo la deglutizione ancora più complessa.
Meglio optare per condimenti delicati, con texture omogenee e ben miscelati all’alimento, evitando tutto ciò che potrebbe rendere il pasto più faticoso.
5. Trascurare l’idratazione quotidiana
La disidratazione è un rischio concreto per chi soffre di disfagia, anche nei casi meno gravi. L’assunzione ridotta di liquidi può compromettere il funzionamento di tutto l’organismo, aumentare la stanchezza e aggravare i sintomi neurologici.
L’uso di addensanti e la programmazione regolare della somministrazione dei liquidi sono strumenti fondamentali per mantenere un buon stato di idratazione.
Per approfondire, leggi anche: Idratazione nella disfagia: importanza, strategie e soluzioni sicure
Il ruolo del caregiver
Un paziente disfagico ha bisogno di un caregiver preparato, in grado di riconoscere i segnali di pericolo e di gestire correttamente la preparazione e la somministrazione dei pasti. La formazione continua e il supporto di professionisti (logopedisti, dietisti, medici e infermieri) sono indispensabili per garantire una dieta sicura e nutriente.



